Todi

LUOGHI DA VISITARE

Collevalenza

LUOGHI DA VISITARE

Todi è un comune italiano di 15 803 abitanti della provincia di Perugia. Sorge su un colle alto 411 m s.l.m. (la sede del Comune è però situata a 400 m s.l.m.) che si affaccia sulla media valle del Tevere.

Il territorio comunale, fra i più vasti della regione Umbria, è per lo più collinare ed è composto da una miriade di piccoli insediamenti. I centri principali, oltre alla città di Todi, sono Pantalla e la zona di Ponterio-Pian di Porto, che comprende anche l’area industriale della città.

Storia
Fu fondata tra l’VIII ed il VII secolo a.C. dagli Umbri su un colle situato sulla riva sinistra del Tevere, a circa 400 metri di altitudine e a breve distanza dal territorio abitato dagli Etruschi, col nome di Tutere, che significa “Città di confine”. Secondo la leggenda, inizialmente la città doveva essere costruita ai piedi del colle, sulla riva sinistra del Tevere, ma la tovaglia con cui i fondatori stavano facendo colazione fu presa da un’aquila che, volando, la lasciò cadere sulla cima del colle. Questo accadimento venne interpretato come un segno degli dei, così i fondatori decisero di spostarsi e costruire la città in cima al colle. Si sviluppò soprattutto fra il V e il IV secolo a.C., ricevendo forti influenze etrusche o venendo probabilmente essa stessa annessa dagli etruschi, secondo quanto tramandatoci dallo storico Stefano di Bisanzio. Nel III secolo a.C. iniziò il processo di romanizzazione pur nel rispetto delle autonomie locali fra cui il diritto di coniare moneta propria. Ottenne la cittadinanza romana (dopo l’89 a.C.) con l’ascrizione alla tribù Clustumina, venendo successivamente ribattezzata con il nome di Colonia Julia Fida Tuder (60 a.C. circa). A partire dall’età augustea ricevette un vigoroso impulso edilizio con la costruzione di un anfiteatro, di edifici civici e ville.

Dopo le invasioni barbariche e la guerra gotica (535-553), Todi venne annessa, con il resto d’Italia, all’Impero bizantino. Resterà romano-orientale anche a seguito dell’invasione longobarda, entrando a far parte, con Perugia ed altri centri umbri, del cosiddetto corridoio bizantino. Nel 1067 divenne comune autonomo e poi signoria (sotto gli Atti), per entrare successivamente a far parte dello Stato della Chiesa, e cominciò la sua decadenza passando da una signoria all’altra (tra cui quella dei Malatesta e di Francesco Sforza).

Jacopone da Todi
Nel XIII secolo la città conobbe una nuova espansione urbanistica, estendendosi da Terni ad est a sud, dalle gole del Forello (per un breve periodo sottomise anche Orvieto) a ovest a Deruta a nord.In questo periodo Todi diede i natali a Jacopone De Benedetti (meglio conosciuto come Jacopone da Todi), poeta duecentesco che compose storiche laudi come “O Signor, per cortesia”. Nel 1244, visto l’aumento della popolazione oltre i trentamila abitanti (maggiore della popolazione della Roma dell’epoca) i tre borghi creati dalle classi artigianali vennero cinti da mura lunghe all’incirca 4 km, con tanto di porte e bastioni a tutt’oggi integre. Angelo Cesi[non chiaro] trasformò varie zone di Todi, allargando vie ed abbellendo alcuni palazzi. Oggi Todi è pressoché identica alla Todi medievale, come risulta da una stampa di Giacomo Lauro del 1633. I confini della città originaria sono tracciati dal perimetro delle mura. Vergine e Gesu, de Lo Spagna, anticamente presso il convento di Montesanto, in seguito al Museo del Louvre.
Durante il periodo napoleonico alcune opere d’arte vennero trasferite in Francia nell’ambito delle spoliazioni napoleoniche. Secondo il catalogo pubblicato nel Bulletin de la Société de l’art français del 1936, delle 3 opere d’arte inviate in Francia, principalmente autori del Rinascimento umbro, ne ritornarono solo due, mentre La vergine e Gesù, dello Spagna rimase esposta al Musée Napoléon, e quindi al Louvre. In seguito alla restaurazione, molti tuderti entrarono a far parte della carboneria e della Giovine Italia. Garibaldi, riparandosi a Todi dopo la disfatta della Repubblica Romana, infiammò di nuovo il patriottismo tuderte e molti abitanti di Todi lo seguirono, vestendo le caratteristiche camicie rosse fino alla III guerra d’indipendenza, durante la quale molti furono arrestati e morirono in battaglia. Qui a Todi passò anche Anita Garibaldi, incinta e già in preda alle doglie: di lì a poco morì nei pressi delle Valli di Comacchio. Braccato dalle milizie austriache, Garibaldi fu costretto alla fuga.

Monumenti e luoghi d’interesse
Le mura di Todi

Monumento a Giuseppe Garibaldi
Il centro storico, medievale, vanta edifici sacri e civili di notevole prestigio:

Piazza del Popolo
Duomo dell’Annunziata
Palazzo dei Priori
Palazzo del Capitano

Palazzo del Popolo

La Piazza del Popolo è la centrale e storica piazza cittadina, una delle più importanti e interessanti del Medioevo in regione e in Italia, vera testimonianza dell’epoca dei Liberi Comuni. Attorno vi sorgono i monumenti più insigni di Todi:

Duomo dell’Annunziata, eretta fra il XII e il XIV secolo in stile Romanico-gotico, è una delle chiese più importanti dell’Umbria. All’interno, in controfacciata, è un affresco di Ferraù da Faenza, d’ispirazione michelangiolesca, de Il Giudizio universale. Nella cripta vi è un museo.
il Palazzo Vescovile, annesso al Duomo, venne finito di costruire nel 1593 su ordine del vescovo Angelo Cesi, che fece apporre il proprio stemma sopra al portone, stemma attribuito al Vignola. Oltrepassato l’ingresso si accede ad una corte interna, mentre al primo piano vi sono un salone affrescato da Ferraù da Faenza, detto il Faenzone, nel 1594, ed una galleria affrescata da Andrea Polinori, terminata nel 1629).
Palazzo dei Priori, solido edificio gotico che con la sua torre trapezoidale domina il lato della piazza opposto al Duomo.
Palazzo del Capitano, detto anche Nuovo, venne costruito nel 1293, all’ultimo piano ospita il Museo civico di Todi.
Palazzo del Popolo, contiguo e collegato al precedente, ospita anch’esso il Museo civico di Todi. Eretto in stile Romanico lombardo è il più antico palazzo pubblico della piazza, storica sede del Comune.

Altri edifici religiosi

La bramantesca chiesa della Consolazione
Chiesa di San Fortunato
Chiesa San Carlo

Chiesa di San Fortunato, grande edificio gotico duecentesco. Nella cripta della chiesa di San Fortunato vi è una tomba di quattro santi (tra cui San Cassiano) e, su una parete del muro, un ovale con l’immagine ad affresco del beato Jacopone da Todi.
Tempio di Santa Maria della Consolazione, sorge fuori dalle mura cittadine, è una chiesa rinascimentale eretta forse su progetto del Bramante.
Chiesa di San Nicolò de Criptis, venne costruita nel 1093 sulla cavea e la platea dell’anfiteatro romano. Il nome “criptis” pare derivare da “grotte (cripte)” abbondanti nel terreno della zona che sosteneva l’anfiteatro. Della costruzione originaria rimangono il rosone, il fonte battesimale e tre porte relative ad una navata. Ora la chiesa è spoglia degli affreschi, in parte portati ad alcune raccolte comunali ed in parte distrutti nel dopoguerra);
Oratorio della Nunziatina, edificio seicentesco un tempo appartenuto a Confraternite cittadine e poi caduto in rovina, fu ristrutturato e riccamente decorato a più riprese da Andrea Polinori e da altri artisti;
Chiesa di San Filippo (costruita dal 1490 al 1507 per ordine dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme), nel 1590 venne ceduta dall’ordine dei Servi di Maria, poi divenuti in pieno possesso proprietari. All’interno vi è una vergine con bambino, del XIV secolo, la più antica immagine della Madonna delle Grazie, sotto l’altare vi sono le ossa di san Filippo Benizi);
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, le prime notizie risalgono al 1276, mentre la cripta all’XI secolo (adibita a luogo di sepoltura). Nel 1600 fu annessa all’adiacente monastero benedettino. Una volta chiusa la cripta vi fu adibito un ossario. Anche l’abside fu chiusa per consentire l’apertura di tre finestre e la copertura di due volte a crociera e la costruzione del campanile a vela. Nel periodo della sconsacrazione la chiesa venne adibita a falegnameria. Recentemente, in un restauro, si è riportato l’aspetto più o meno originario con gli affreschi e gli ex voto quattrocenteschi.
Chiesa di Santo Stefano, situata presso la Porta Fratta, ospitava, secondo la tradizione tudertina, le spoglie dei santi Felicissimo, Eraclio e Paolino. Solo nel 1584, con un’ordinanza comunale, si iniziò la ricerca dei resti sacri, impresa che pare riuscire secoli più tardi, nel 1766, quando vennero trovati addirittura 23 corpi. La chiesa è ordinata in modo da raccogliere attraverso la porta d’ingresso le prime luci del mattino, simbolo ecclesiastico della luce divina;
Chiesa di San Carlo e Sant’Ilario, le prime notizie della chiesa risalgono al 1112, in un elenco che il conte tudertino Guazza diede all’Abbazia di Farfa. Nel 1623 appartenne alla compagnia di San Carlo. La facciata è in stile romanico umbro, così come la facciata della cattedrale di Piazza del Popolo, con cinque dentellature orizzontali simil-coronamento. Il rosone, ad otto colonne a raggiera che si uniscono in un anello perfettamente sito nel centro del rosone stesso, creando 8 coni con la punta mozzata, è centrale, posto nel XII secolo sulla facciata; nella lunetta sopra l’ingresso si possono ammirare i resti di un affresco raffigurante san Carlo, mediante un gradino si accede all’interno suddiviso tra spazio per fedeli e spazio sacerdotale. Altri 4 gradini fanno accedere al presbiterio, con altare centrale con lastra principale di travertino; a sinistra dell’altare vi è un affresco di probabile fattura dello Spagna;
Chiesa di Santa Prassede (XIV secolo), con facciata in pietra bianca e rossa;
Chiesa di San Giorgio, secondo gli storici venne costruita nel 1107, nell’interno si conservano vari affreschi, tra cui uno sulla Madonna che chiede ad un angelo di salvare le Anime del Purgatorio dalle fiamme ed un brandello di affresco recentemente restaurato);
Convento di Montesanto;
Monastero delle Lucrezie, nel rione Nidola, chiamato così in onore della nobile anconetana che lo abitò agli inizi del XV secolo, Lucrezia della Genga, insieme ad altre 12 consorelle. Nel testamento, Lucrezia lasciò lo stabile all’Ordine Terziario femminile (nel 1425); in seguito, causa depauperamento dello stabile dovuto a crolli del terreno sottostante, le suore furono costrette ad abbandonare il palazzo nel 1897. Durante la prima guerra mondiale alcuni locali furono usati come magazzino mentre altri furono affittati al famoso laboratorio di artigianato dell’Istituto Crispolti. Negli anni novanta del Novecento, il complesso è stato sottoposto ad opere di consolidamento e restauro che hanno portato alla luce un antico torcularium e un ciclo seicentesco di affreschi nell’abside della Chiesa di San Giovanni, oggi Museo Lapidario. Attualmente, oltre al Museo Lapidario della città di Todi, il complesso delle Lucrezie ospita il teatro Nido dell’Aquila così chiamato in ricordo della leggendaria fondazione della città.
Santa Maria in Cammuccia;
Chiesa del Santissimo Crocifisso;
Musei
Il Museo Civico, sito all’ultimo piano dei Palazzi del Popolo e del Capitano, è stato restaurato nel 1997. Possiede una collezione di numismatica, archeologia, tessuti, ceramiche, nonché una pinacoteca.
Il Museo Lapidario della città di Todi, inaugurato nel 2009, presso il Polo Museale delle Lucrezie, dove è conservata una raccolta, tra le più antiche dell’Umbria, di materiali lapidei di età romana, medievale e moderna.

Altri monumenti

Castello di Fiore
Mura della città

Parco della Rocca, che con i suoi 411 m s.l.m. è il punto più elevato della città. La rocca è stata edificata per volontà di papa Gregorio XI nel 1373. Per la sua edificazione è stato necessario abbattere alcuni edifici nei dintorni (il monastero di San Leucio e alcune case private del “Borgo di San Giorgio”). Dopo svariati anni, nel 1503, fu demolita per volontà di Ludovico degli Atti. Ora restano della rocca un torrione rotondo, il Mastio, i resti di fortificazione ed il carcere di San Cassiano
Nicchioni romani (siti nel piazzale del mercato vecchio, chiamato così per via del mercato che si tenne in questa piazza dal 1819), una costruzione romana con base di 48 m x 11 m; secondo alcune ipotesi, si tratterebbe di un tempio dedicato a Marte);
Cisterne e cunicoli;
Fonte Scannabecco, risalente al 1241;
Triplice cerchia di mura difensive:
La terza cerchia di mura, come attesta la cronistoria locale, è stata ultimata nel 1244; è arrivata ai giorni nostri pressoché intatta grazie a svariati interventi di restauro e per esigenze difensive. La terza cerchia di mura è lunga circa 4 km ed è provvista di porte munite di contrafforti e bastioni. Le porte prendono il nome dalle città di destinazione:
Porta Perugina;
Porta Romana;
Porta Amerina;
Porta Fratta;
Porta Santa Margherita o della Consolazione, presso il relativo Tempio, demolita;
Porta Orvietana, franata, ne rimangono tuttavia degli avanzi;
Porta Cupa, franata.
Altre porte:
Porta Libera;
Porta Aurea;
Porta Catena o di Sant’Antonio, chiamata così per le catene di protezione a sbarramento dell’accesso.
La prima cerchia di mura è di epoca umbro-romana; ne rimangono resti prevalentemente nei pressi della Porta Marzia, ebbe delle modifiche nel XVII secolo.
Un’altra serie di mura si può ammirare nei pressi della Valle Inferiore (detta anche delle Lucrezie), localmente chiamata muro etrusco (impropriamente, perché realmente costruito in epoca romana – quest’opera è una delle più imponenti opere romane di Todi). Presentano due cunicoli (inferiore e superiore), costruiti per scopi idraulici ed ancora funzionanti.
Teatro comunale, istituito con delibera comunale nel 1868, fu realizzato su progetto dell’architetto aretino Carlo Gatteschi. Per costruirlo fu necessario demolire alcune case circostanti; i lavori terminarono nel 1872, ma l’inaugurazione avvenne solo nel 1876. Annibale Brugnoli dipinse il sipario del teatro con una scena raffigurante l’arrivo di Ludovico Ariosto, a Todi nel 1531;
il Palazzo Landi Corradi, o “Palazzo del Vignola” (sulla facciata si apre il portale in travertino attribuito al Vignola), fu sede di un seminario e fu restaurato nel 1954 per iniziativa del vescovo Alfonso Maria De Santis). Il 25 aprile del 1982 fu teatro di un tragico incendio costato la vita a 35 visitatori.

Il santuario dell’Amore Misericordioso è un luogo di culto cattolico che sorge a Collevalenza, frazione del comune di Todi, in provincia di Perugia.

Il santuario sorge a nord-ovest del centro storico di Collevalenza, poco fuori da quest’ultimo. La basilica è preceduta da una lunga scalinata e presenta una facciata piana con la parte inferiore caratterizzata da un portico costituito da una pensilina alquanto sporgente e la parte superiore da un’ampia vetrata. Alla destra della basilica sorge l’alta torre campanaria con la parte terminale cruciforme.

L’interno della chiesa è a navata unica con sei cappelle per lato; queste ultime sono costituite da cilindri per metà inseriti all’interno della navata stessa; il paramento murario è con mattoncini a vista. La navata presenta una copertura con soffitto piano in cemento con un tiburio conico in corrispondenza del presbiterio. L’area presbiterale, rialzata di alcuni gradini rispetto al resto della chiesa, è interamente in marmo bianco ed ospita al centro l’altare maggiore con dietro la sede, a sinistra l’ambone e a destra, su una colonnina, il tabernacolo.

La tomba di Madre Speranza, situata nella cripta.
La cripta della basilica ricalca la struttura della chiesa superiore. Dedicata a Maria Mediatrice, ospita alle spalle dell’altare, il quale è sovrastato da una bassa cupola musiva, la tomba di Madre Speranza.

Fa parte del santuario anche la chiesa del Crocifisso, con pianta a croce latina, caratterizzata dal soffitto in legno di larix sibirica e dal pregevole Crocifisso collocato sopra l’altare, scultura del 1930, nel quale Madre Speranza di Gesù volle sottolineare l’Amore di Gesù nei confronti degli uomini.

Organo a canne
A ridosso della parete fondale della basilica, sulla destra, si trova l’organo a canne Tamburini opus 531, costruito nel 1966. Lo strumento è a trasmissione elettrica ed è disposto su due cantorie sovrapposte, senza mostra ad eccezione della cassa espressiva, ove è costituita da canne di principale. La consolle, mobile indipendente, è situata a pavimento, alle spalle del presbiterio, ed ha tre tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32 note. L’organo è stato restaurato fra l’estate del 2012 e l’inverno del 2013 dalla ditta “Alessandro Giacobazzi” di Modena con la consulenza tecnica di Luca Di Donato (organista dell’organo della Basilica di San Domenico in Rieti); è stato inaugurato e presentato al pubblico sabato 9 febbraio 2013 in un concerto tenuto dallo stesso Luca Di Donato, dal M° Stefano Pellini e dal tenore frate Alessandro Brustenghi O.F.M.

Piscine
Presso il santuario vi sono delle piscine (o vasche) purificatrici, come quelle presso il santuario di Nostra Signora di Lourdes, le uniche due approvate dalla Chiesa cattolica.

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Antico Mulino di Cascia

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